Città post-pandemica e valutazioni
EDITORIALE
I contributi in cui si articola il presente numero della rivista sono organizzati in tre sezioni, che si caratterizzano per la trattazione di questioni generali riguardanti la città post-Covid, alcuni strumenti innovativi per rendere sostenibili le città e il territorio, presentando infine alcune riflessioni sul ruolo delle valutazioni ambientali nell’ambito dell’attuale quadro normativo.
Nella prima sezione, che si compone di due articoli, si propongono alcune riflessioni sulla città post-Covid-19 evidenziando che alcune modalità del vivere e del lavorare potrebbero continuare ad esistere anche alla fine dell’emergenza pandemica. Risulta ora necessario costruire una “città della cura” quale espressione più generale di una “civiltà della cura”, cioè una nuova relazione con gli altri e l’ambiente per uno sviluppo fondato su nuovi approcci e nuove soluzioni. A questa idea di città si affianca anche quella della “città della prossimità”, che non significa soltanto avere a portata di mano (15 minuti) i servizi di cui si ha bisogno ma di costruire una nuova socialità, ampliando le possibilità di vita comunitaria, le relazioni umane, recuperando il policentrismo delle città.
Ma la città post-pandemica deve connotarsi anche per altre caratteristiche, tra cui quella della “neutralità carbonica” se si vogliono rispettare i limiti imposti dall’Accordo di Parigi del 2015, sia con riferimento alla riduzione di CO2 da operare sia nel settore residenziale che in quello terziario, nonché con riferimento al settore dell’agricoltura che connota il territorio extra-urbano. Inoltre, è necessario per realizzare una città della “resilienza” e della “rigenerazione”, ma anche della “partecipazione” e del “verde”, in cui una evoluzione degli strumenti urbanistici possa attuare sia obiettivi di soddisfacimento dei fabbisogni sociale e di sviluppo economico, che il contrasto ai cambiamenti climatici e ad altri fattori di rischio (idraulico, sismico, ecc.), per esempio, attraverso ma messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente, l’efficientamento energetico, l’adozione di nature based solutions, la realizzazione di infrastrutture verdi, la tutela dei servi ecosistemici.
La città della prossimità e della cura si realizza attraverso interventi concreti, alcuni dei quali vengono descritti nelle loro finalità sociali e nella relativa organizzazione dello spazio urbano e architettonico, con riferimento ad alcune città italiane (Milano e Trieste) e a Barcellona in Spagna. Quest’ultima rappresenta un’esperienza molto nota a livello internazionale a cui è dedicata anche la copertina del presente numero della rivista. L’originario programma delle Superilles (termine catalano che significa “superblocchi”) era rivolto alla viabilità urbana attraverso la creazione di super-isolati a traffico limitato e la trasformazione delle strade in spazi pubblici multifunzionali e condivisi. Più recentemente si stanno sperimentando le Superilles Sociali, intervenendo appunto su alcuni servizi sociali come quello dell’assistenza a domicilio degli anziani. Si tratta di riorientare le diverse politiche pubbliche urbane: da quelle sociali a quelle della casa, da quelle ambientali a quelle del lavoro, creando dei servizi sociali di prossimità.
La seconda sezione della rivista si compone di quattro articoli che affrontano il tema degli strumenti (soprattutto di tipo valutativo) utili per supportare le decisioni relative alla realizzazione di un nuovo sviluppo sostenibile delle città. Tra questi strumenti, nella prospettiva del perseguimento della circolarità e della resilienza nello sviluppo delle città, viene presentato innanzitutto il Nexus Water Energy Food (WEF), sviluppato dalle Nazioni Unite, che mette in relazione la sicurezza alimentare, la sicurezza energetica e la sicurezza idrica, nonché le mutue interdipendenze tra di loro esistenti. L’approccio Nexus, integrato all’utilizzo di nature based solutions, intende ridurre il rischio che azioni e politiche relative ad un ambito possano avere effetti non previsti sugli altri ambiti, tenuto conto della pressione esercitata sulla città e il territorio dall’economia, dal cambiamento climatico e dal fenomeno della crescente urbanizzazione.
In questa prospettiva bisogna considerare che oggi sta emergendo una nuova interpretazione dell’economia, quello dell’“economia circolare”, un modello ibrido tra l’economia della natura e l’economia dell’uomo, caratterizzata da un modello di metabolismo (nel nostro caso di “metabolismo urbano”) che non ammette la produzione di rifiuti, ma considera i rifiuti stessi come risorse per nuovi processi. Tra gli strumenti di attuazione che svolgono un ruolo fondamentale nel rendere operativo il modello di economia circolare viene presentato il Level(s). Si tratta di uno strumento di valutazione adottato ufficialmente dalla Commissione Europea (in collaborazione con vari stakeholder) per la valutazione di progetti di edifici nella prospettiva dell’economia circolare, proponendo un insieme di indicatori per valutare le prestazioni ambientali degli edifici commerciali e residenziali, tenendo conto di tutti gli aspetti del loro ciclo di vita. Attualmente il Level(s) non è obbligatorio ma può essere adottato su base volontaria dai diversi attori che svolgono un ruolo nello sviluppo di progetti nel settore delle costruzioni.
Dal punto di vista delle pubbliche amministrazioni uno strumento di rendicontazione innovativo è il Report Integrato, proposto dell’International Integrated Reporting Council per rappresentare il processo di creazione di valore di un’organizzazione nel breve, medio e lungo periodo, mettendo in evidenza le modalità di interazione tra le diverse tipologie di capitali, i risultati della gestione e gli impatti generati. Pertanto, il Report Integrato può essere utilizzato anche per la gestione strategica dei territori, nell’ottica della sostenibilità economica, sociale, ambientale e dei capitali intangibili. Ne vengono mostrati tre esempi di applicazione: al Comune di Sasso Marconi (in provincia di Bologna), all’Unione di Comuni della Romagna Faentina (in provincia di Ravenna), al Comune di Bologna.
La questione della neutralità carbonica della città e del territorio viene affrontata con riferimento al principio DNSH (Do No Significant Harm), in particolare nella verifica del rispetto degli obiettivi della mitigazione ai cambiamenti climatici e dell’adattamento ai cambiamenti nella realizzazione delle infrastrutture. Vengono esaminate le modalità di calcolo dell’“impronta di carbonio” e del “costo ombra del carbonio” secondo il modello proposto dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) ed evidenziando anche le possibili relazioni tra infrastrutture a prova di clima con la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e la Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Oggi è sempre più necessario comprendere in che modo la VAS di un piano/programma possa tenere conto degli effetti dei cambiamenti climatici, così come la VIA relativamente agli impatti di un progetto.
Queste riflessioni aprono alla terza sezione della rivista nella quale vengono proposte alcune attuali riflessioni sull’efficacia delle valutazioni ambientali. In primo luogo, viene affrontato il tema del ruolo fondamentale che svolge la VAS con riferimento a recenti provvedimenti relativi come quello relativo alle zone dedicate alle energie rinnovabili. Troppo spesso non si è compreso il ruolo non banale della VAS nella costruzione delle scelte di piano/programma, relegando la valutazione a mera procedura amministrativa, se non addirittura a un appesantimento burocratico. È necessario, invece, riscoprire l’efficacia di una VAS, cioè la sua concreta possibilità di incidere sul piano/programma, indirizzandolo verso una sua maggiore sostenibilità ambientale, in corso di elaborazione e prima che sia approvato. Una efficacia che passa anche attraverso una reale collaborazione tra Autorità Procedente e Autorità Competente seppure nella specifica distinzione dei ruoli di ciascuna.
La procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale (VincA) viene esaminata, invece, con riferimento al recepimento (o meno) delle Linee Guida Nazionali e, quindi, nella relazione esistente tra essa e le procedure di VAS e VIA, nonché con il principio DNSH per le misure del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Non si può non evidenziare il fatto che valutare gli impatti su habitat e specie non è un’operazione semplice, tenuto conto che ogni ecosistema è un “sistema complesso” costituito da una rete di elementi interconnessi, caratterizzato da possibili retroazioni positive (rinforzi) e negative (inibizioni), con una forte interazione tra l’individuo e il contesto (di mutualismo, di competizione, di predazione, di scambio genetico, ecc.). Nella grande maggioranza delle valutazioni che riguardano gli habitat e le specie Natura 2000 non esistono procedure e tecniche di rilevamento standardizzate, per cui è necessario la disponibilità di un archivio e uno scambio di esperienze tra esperti sul campo e mondo della ricerca scientifica.
Il tema delle energie rinnovabili ritorna nell’articolo conclusivo della sezione in cui vengono analizzati alcuni aspetti inerenti al ruolo della “valutazione”, nei processi decisionali e nei posizionamenti dei vari attori in campo, relativi ai conflitti tra paesaggio e fonti di energia rinnovabile in Italia. In particolare, vengono proposti i contenuti di scontri recenti anche in ambito ambientalista e del mondo della cultura, utilizzandoli per degli approfondimenti su alcuni concetti di base e sul ruolo dei “valori” rispetto al processo decisionale complessivo. Viene sottolineato come il principale investimento da fare sarebbe sulla cultura (conoscenze tecniche e scientifiche, sensibilità diffuse), alla base delle decisioni, per ottenere effetti positivi concreti sulla transizione ecologica.
Pasquale De Toro